Come si forma una tromba d’aria

Giovanni Caprara, Corriere della Sera 26 Agosto 2013

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Spesso le trombe d’aria si abbattono sul nostro territorio. Ma sono aumentate negli ultimi anni?


Non esiste un registro preciso dove questi fenomeni vengano archiviati. E’ vero, però, che si è sempre più testimoni del loro manifestarsi in varie zone della Penisola lungo i litorali e, spesso, con gravi danni. Però è in atto da tempo, almeno da una quindicina d’anni, un cambiamento delle situazioni ambientali che le favoriscono e che, sia pure indirettamente, ci dice che sono aumentate. Ciò riguarda soprattutto l’aumento, ampiamente verificato, della temperatura dei mari italiani, in particolare il Mare Tirreno, ormai persistente.

Quali sono le condizioni che le generano?


Sono tre i fattori alla base della nascita della trombe marine che per le loro caratteristiche potremmo definire anche mini tornado. La prima di tutte riguarda appunto i mari più caldi; la seconda è la presenza in quota di aria fresca e instabile che aumenta la differenza di temperatura rispetto alla superficie; il terzo elemento che aiuta significativamente è una elevata umidità. Proprio le piogge degli ultimi tempi sono state un aspetto che ha giocato a favore dello scatenarsi delle trombe d’aria di ieri.

Ci sono delle cause più generali, come ad esempio il riscaldamento climatico?


Negli ultimi anni si sono registrate situazioni climatiche più estreme rispetto al passato. I sistemi convettivi, cioè le correnti d’aria che salgono e scendono scatenando temporali, sono diventati sempre più intensi. E questo, di conseguenza, provoca una quantità più rilevante di piogge, grandinate più consistenti e dannose mentre i vortici d’aria che scendono verso il mare e la terra sono anch’essi più violenti. Tali situazioni favoriscono appunto lo scatenarsi di trombe d’aria ben più dannose rispetto al passato.

Quali sono le loro caratteristiche?


Le trombe marine sono dei vortici che nascono sul mare e si spostano alla velocità di 40-50 chilometri orari. I venti che le scatenano hanno un velocità intorno ai cento chilometri orari mentre il diametro della tromba può variare da uno a una decina di metri. Per fortuna, rispetto ai più potenti tornado, durano poco, circa un paio di minuti. Infatti quando arrivano sulla terraferma il loro sistema si squilibra e finisce per dissolversi. Tuttavia l’energia che accumulano è rilevante tanto da riuscire a sollevare oggetti di dimensione e peso consistenti come le barche, strappare i tetti e lanciare corpi a discreta distanza.

Una sola tromba d’aria è capace di esaurire il fenomeno?


No, le condizioni che le favoriscono accumulano una quantità rilevante di energia la quale è in grado di generare diverse trombe d’aria in successione con brevi intervalli di tempo.

Come mai non si tiene sotto controllo con maggior precisione un fenomeno del genere?


I meteorologi li seguono da tempo, ma non esistono delle registrazioni molto lontane nel tempo. Soltanto da una decina d’anni, riferisce Massimiliano Pasqui dell’Istituto di biometeorologia del Cnr, oltre a studiarli se ne tiene conto con costanza, per costruire delle statistiche utili a valutare eventuali cambiamenti sia nella quantità che nelle caratteristiche. Intanto è in atto pure una classificazione a livello dei Paesi europei interessati mirata, appunto, alla realizzazione di un data base capace di descrivere le manifestazioni nelle diverse zone e nei differenti mari.